*Ricordiamo oggi, a distanza di 33 anni, Don Michele Di Gioia.*
Don Michele Di Gioia nacque in San Giovanni Rotondo (FG) il 9 marzo 1922. Fin da ragazzo fu attratto dall'attività pastorale di don Giuseppe Prencipe, arciprete di San Leonardo, Chiesa matrice, e dall'azione educativa dell'Associazione di Azione Cattolica "Giosuè Borsi", dove crebbero anche molti adulti e anziani del nostro tempo.
Nel 1931, sotto la spinta di S.E. Mons. Andrea Cesarano, Arcivescovo della Diocesi di Manfredonia-Vieste, entrò con altri ragazzi nel Seminario diocesano, rimasto chiuso da oltre vent'anni.
Proseguiti gli studi filosofici e teologici in altri seminari, venne ordinato sacerdote il 20 maggio 1945. Ebbe subito l'incarico, in qualità di Assistente ecclesiastico, di guidare l'Associazione di Azione cattolica seguendo da vicino le direttive del suo arciprete e realizzando iniziative religiose, culturali e ricreative che sono rimaste negli annali della storia della Parrocchia di San Leonardo e della cultura sangiovannese.
Fu instancabile promotore vocazionale ed accompagnò nel discernimento diversi giovani che divennero poi sacerdoti, religiosi, religiose.
Divenuto parroco di San Donato, si lasciò trasportare dal soffio dello Spirito Santo e circondare da chierichetti, da giovani e da adulti di Azione Cattolica, da parrocchiani di ogni ceto per realizzare così "una vera Comunità radunata dallo Spirito, mediante la Parola di Dio, e protesa all'osservanza del precetto dell'amore, in cui c'è la perfetta imitazione di Cristo".
Nella piccola Chiesa di San Donato, condizionato dagli spazi troppo ristretti, meditò e concepì l'idea di costruire una nuova Chiesa in una zona più ampia della stessa Parrocchia.
Questo progetto colossale gli costò molto sia per impegni onerosi che richiedeva sia per le cattiverie dei suoi detrattori. Pur con tutto ciò, intraprese la grande iniziativa che gli suscitò occupazioni, preoccupazioni economiche e danni perfino per la salute.
Don Michele sviluppò gran parte della sua azione pastorale nella scia del Concilio Vaticano II. Dopo aver raccolto le ispirate intuizioni di Papa Giovanni XXIII, e studiato attentamente la rinnovata Dottrina della Chiesa, impegnò la sua vivace intelligenza, nutrita di solida cultura umanistica e teologica, e la sua anima, ricca di spiritualità e di aneliti pastorali, al rinnovamento non solo della sua Comunità parrocchiale, bensì dell'intera Città di San Giovanni Rotondo.
I Documenti conciliari vennero conosciuti ed approfonditi in numerosi ed impegnativi incontri, proprio per creare una Comunità ecclesiale autentica che si mettesse in ascolto e in adorazione della Parola di Dio e operasse concretamente per i bisogni dei fratelli tutti.
Fu colpito e provato anche profondamente e dolorosamente da eventi luttuosi che colpirono la sua famiglia il 14 giugno del 1977; tuttavia, pure in queste drammatiche circostanze, egli dimostrò un animo buono e intensamente cristiano, incline sia all'amore del prossimo sia al perdono dei nemici.
Don Michele, nella Chiesa del Signore, seminò molto, profuse tante energie, realizzò meravigliose iniziative, concretizzando il concetto di Paolo, l'Apostolo, che dice:" Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere" (1 _Cor_ 3,6).
Nella fatica egli rifiutò i condizionamenti dell'età e i limiti delle forze umane, preferendo cadere sul campo.
Morì la sera del 29 dicembre 1987, dopo un lungo periodo di ricovero ospedaliero, in pace con Dio e con i fratelli. La mattina del 31 dicembre 1987, alle ore 10.00, l'intero Paese di San Giovanni Rotondo, si ferma e prega per lui e con lui, insieme a S.E. Mons. Valentino Vailati, Arcivescovo della Diocesi, e a numeri sacerdoti convenuti per dargli l'ultimo saluto.
*_Ti rendiamo grazie, o Padre, per averci donato Don Michele, padre, fratello, amico, sacerdote, dedito a Dio ed al suo popolo santo. Anzi, per averlo ancora tra noi, certi che "chi torna a Te, non esce di casa" (Girolamo, 58,1)._*
Antonio Falcone